Lettera al lettore

 

Performing Media. Che cosa è? Un fenomeno? Un movimento? Piuttosto una pratica. Certamente un’idea. O forse è il nome dato a un complesso di idee in azione e in relazione fra loro. Idee che noi, come molti altri artisti e operatori culturali, ci troviamo a praticare da molto, forse da sempre, e praticandole ce ne nutriamo e a nostra volta le alimentiamo e trasformiamo agendole.

Nella no man’s land della performance, territorio di confine sottile e profondamente permeabile che da sempre abitiamo – come NuvolaProject, e ancor prima individualmente, sospesi come funamboli nella nostra ricerca fra arte, teatro, tecnologia, linguaggi del contemporaneo e relazione con il territorio – procedevamo senza pensare di poter trovare il tetto di un nome per la nostra casa.
Quando, al ritorno dal suo periodo torinese abbiamo reincontrato Carlo Infante, abbiamo distintamente avvertito uno spirito di affinità con quel nome Performing Media che nel suo lavoro andava definendo e declinando, grazie all’intuizione, la visione diremmo, che gli ha fatto riconoscere un filo nelle tracce multiformi e suggerito di dare un nome a un flusso di esperienze e, nominandolo, farlo esistere in quanto realtà.
Dare un nome, atto di riconoscimento e azione creativa.
Il nome non solo riconosce e identifica ma, definendola crea l’idea e delinea connessioni e relazioni. In qualche modo invece di essere una scatola che ne racchiude le potenzialità, si pone come un attivatore di possibili relazioni.
Così negli anni abbiamo visto crescere una collaborazione su diversi fronti proprio nel segno di quell’idea di intelligenza connettiva che è insita nella pratica del Performing Media.
Molti sono i progetti in cui abbiamo interagito, artistici, educativi, culturali più in generale. E ora questo libro in cui ripercorrere insieme le origini dell’idea fino a proiettarla verso sviluppi futuri.
Questo libro è immaginato come una conversazione a più interlocutori, noi, Carlo e te lettore, che verrai sollecitato a esercitare la tua visione e le tue scelte per stabilire una relazione personale con le pagine e con il contenuto.
Con questo libro potrai incontrare il Performing Media attraverso lo sguardo e il percorso di chi lo ha intuìto, individuato, definito e praticato, fino a codificarlo in un lemma per l’Enciclopedia Italiana Treccani, Carlo Infante.
È un cercatore di funghi, certamente si muove come un rabdomante. Guida questo percorso seguendo una pista e allo stesso tempo crea la strada scegliendo una vena piuttosto che un’altra e creando connessioni fra le linee intuite e individuate.
“Un cercatore di funghi è questo, in certi momenti segue la linea dell’umido, nell’ombra, in altri momenti segue la linea della luce”.

Il libro stesso è un percorso, ripercorre le tappe e gli incontri che hanno portato a delineare il Performing Media.
È stato come seguire le tracce di un animale selvatico in una terra di confine: si sconfina di continuo, è impraticabile cercare linearità, è palese infine prendere atto che quella selvaticità non riconosce confini, semmai è incuriosita dalla insostenibilità di frontiere che inibiscono l’interconnessione. Carlo si muove nella complessità come un fungarolo nel bosco.
Dopotutto il mondo non è diviso per materie, come dice spesso, evocando Edgar Morin.
Il libro parla di esperienze fatte, ma evidentemente parla al futuro non solo al presente. Guarda il passato ma riguarda il futuro.
“Performing Media riguarda molto le condizioni abilitanti date agli spettatori per diventare autori di se stessi”, dice Carlo. Così lettore ti troverai a performare la lettura, invitato a viverla come un percorso di incontro con le idee e i momenti o i fatti che le hanno suggerite e determinate.
Questo libro ospita una conversazione con Carlo che si nutre delle parole dette e scritte sul tema. In qualche modo noi – Gaia e Massimo – con le nostre visioni complementari, siamo degli interlocutori, ma anche dei ponti tra quello che è stata l’esperienza di Carlo e quello che significa questa idea/pratica per chi la scopre oggi attraverso queste pagine.
Procederemo abolendo il tempo in questa nostra ricognizione, che si muoverà mettendo in dialogo parole di oggi e di ieri, interlocuzioni istantanee ma anche citazioni da testi tratti da libri o da blog, la nostra bussola punterà a rintracciare il senso di un’idea che è esperienza.

Avrai l’impressione di avere un libro fra le mani, ma questa non è esattamente la realtà, queste pagine sono la chiave di accesso a una esperienza di Performing Media che si comporrà attraverso la lettura. Sarai invitato a muoverti sia fra le parole stampate, che fra quelle che scoprirai nel “librido” in rete, a cui troverai continui rimandi e gateway aperti da QR code e dove potrai perderti fra link a video, documenti, musiche e paesaggi sonori. Sarà il tuo sguardo a definire la forma e forse anche il senso del tuo incontro con il Performing Media.

Un libro performante. Alla narrazione portata avanti in modo dialogico, si intrecciano frammenti di conversazione e contributi di alcuni compagni di viaggio, protagonisti e testimoni di momenti di snodo del percorso, fino alla paradossale conversazione di Carlo Infante con A.I.nfante, suo alter ego Intelligenza Artificiale.Testo, immagini, hashtag di parole chiave, link a video e audio si intersecano per creare un librido che vogliamo immaginare sia come oggetto con cui il lettore entri in relazione, sia come dispositivo che connetta con altri ambienti, perché tu possa avvertirti come performante nel momento in cui attraversi queste pagine, che si offrono come uno stargate, un varco fra più dimensioni, e scelga di ingaggiarti in una esperienza. Non solo un libro su, ma piuttosto un esempio di Performing Media.

Un libro scritto da due compagni di strada di Carlo Infante e destinato a chi voglia percorrere e magari tracciare dei tratti di strada insieme a noi.

 

Gaia Riposati e Massimo Di Leo